L’adozione di una “Carta dei Servizi”, fortunatamente, oggi non rappresenta più un fatto eclatante da meritare di per sé particolare attenzione, ancorché riguardante i servizi prestati da un’ATER che, al pari di altri soggetti pubblici, non può più svolgere, ammesso che ciò sia accaduto in passato, in modo autoreferenziale il proprio compito istituzionale.
Da questo punto di vista, quindi, la Carta é figlia di una diversa e più nuova visione dell’azione pubblica che intravede nella qualità e nell’ottimizzazione delle risorse lo scopo cui ogni Ente Pubblico, al pari del Privato, deve tendere nel suo essere dispensatore di prestazioni ma, nel contempo, anche momento di coagulo di precise istanze sociali.
Con il ché, basterebbero queste poche righe per contenere gli entusiasmi che in circostanze del genere si è soliti registrare in chi si accinge alla presentazione del Documento, potendo, più sobriamente, limitarci a dire di avere fatto appena il nostro dovere.
Sennonché, e senza con questo voler tradire lo spirito innanzi manifestato, nel caso di specie, come usa dire, la questione ha dei tratti di originalità che giustificano una moderata soddisfazione da parte di chi si è impegnato nell’opera, pur dovuta, di adeguamento.
Basta scorrere l’indice per cogliere nell’impianto complessivo della Carta dei Serviti dell’ATER di Chieti un tono di forte incidenza, al limite dell’invadenza, sull’azione non solo dell’Ente ma di quanti con lo Stesso Ente hanno a che fare.
Così, si passa dalla codifica delle procedure, quale momento di impegno dell’Azienda verso l’Utenza, alla definizione di un disciplinare della manutenzione che nel riconoscere ciò che compete alla Proprietà indirettamente fa chiarezza sugli obblighi residuali in capo all’Inquilinato; si individuano regole in favore degli amministratori dei condomini e dei responsabili delle autogestioni, in modo da favorire un dialogo più chiaro tra questi, i singoli condomini e l’ATER e si adotta, non a caso nell’ambito della Carta, un regolamento sulla L. 241/’90 che, nella sua specificità, rappresenta il vero momento di coordinamento e controllo delle diverse istanze a cui l’Azienda è chiamata a dare risposta.
Quindi, non un atto monodirezionale volto a garantire solo trasparenza all’azione pubblica ma quanto, piuttosto, un “patto” condiviso e/o da condividere tra coloro che hanno titolo ad assicurare soddisfazione all’esigenza dell’abitare, vieppiù rilevante se pensata in chiave sociale.
Un’Amministrazione, quindi, partecipata e partecipante che cerca di rifuggire da facili schematismi per tentare di dare corpo ad un diverso modo di leggere l’intervento pubblico non più inteso come algida espressione della volontà del Legislatore, ma concreto Fare ispirato dal più superiore “honeste vivere”.
Non si vuole peccare di presunzione pensando di essere riusciti nell’intento; solo l’impegno quotidiano dirà quanto appagante sarà la formula qui suggerita, di certo a me non resta che ringraziare quanti hanno fattivamente collaborato alla redazione della Carta e, del pari, quanti da oggi innanzi sì sforzeranno per assicurarne una compiuta attuazione.